Nono di dieci fratelli, padre Turoldo nacque da un'umile famiglia contadina e molto religiosa a Coderno, una frazione del paese friulano di Sedegliano: al battesimo, gli venne imposto il nome di Giuseppe. A soli 13 anni, fece il suo ingresso nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede della Casa di Formazione dell'Ordine Servita nel Triveneto: il 2 agosto 1935 emise la sua prima professione religiosa, assumendo il nome di frà David Maria; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Intenzionato a diventare sacerdote, iniziò gli studi teologici e filosofici a Venezia. Il 18 agosto 1940 venne ordinato presbitero nel Santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza. Nel 1940 si trasferì a Milano, presso il convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso: su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città e forte sostenitore del suo ordine, iniziò a tenere la predicazione domenicale presso il duomo, attività che lo vedrà impegnato per il successivo decennio. Completò i suoi studi in filosofia all'Università Cattolica di Milano, dove conseguì la laurea l' 11 novembre 1946 con una tesi dal titolo significativo, La fatica della ragione - Contributo per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini. Sia Bontadini che Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario, il primo di Filosofia Teoretica a Milano, il secondo in Letteratura all'Università di Urbino.
L'INIZIO DEL SUO IMPEGNO
Durante l'occupazione nazista di Milano (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) collabora attivamente con la resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Ancora una volta un titolo significativo, che testimonia la sua scelta dell'umano contro il disumano, perché «La realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita». La sua militanza durò tutta la vita, interpretando il comando evangelico "essere nel mondo senza essere del mondo" come un "essere nel sistema senza essere del sistema". Rifiutò sempre di schierarsi con un partito: nel 1948 rifiutò anche di sostenere la Democrazia Cristiana sostenendo che «non bisogna confondere la Chiesa con un partito, né un partito con la Chiesa». Il suo impegno a cercare un confronto di idee deciso e talvolta duro, ma sempre dialettico, si tradusse nella fondazione, col suo fedele collaboratore frà Camillo Maria de Piaz, del centro culturale Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che dal convento dei serviti conduceva al duomo), dedicato all'approfondimento dei problemi di attualità, italiani e internazionali, e delle dinamiche che andavano trasformando la città. Fu uno dei principali sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio "con la fraternità come unica legge" fondato da don Zeno Saltini nell'ex campo di concentramento di Fossoli (Carpi) per accogliere gli orfani di guerra: grazie alla sua abilità di oratore riuscì a raccogliere molti fondi presso la ricca borghesia milanese. Tra il 1948 e il 1952 le sue raccolte di liriche "Io non ho mani" (che gli valse il Premio letterario Saint Vincent) e "Gli occhi miei lo vedranno" lo rendono noto al grande pubblico. Nel 1953 iniziò un lungo itinerario in varie Case servite di Austria, Baviera, Inghilterra, Stati Uniti, Canada. Il Santo Uffizio, insospettito per il suo pensiero troppo "liberale" nel concedere spazio alla coscienza e per il suo aperto sostegno all'opera, ancora incompresa, di don Zeno Saltini, aveva chiesto ai superiori dell'Ordine di allontanarlo dall'Italia. Furono comunque esperienze molto interessanti, che lo arricchirono culturalmente e lo fecero conoscere ed apprezzare ad un vasto mondo.
IL RITORNO IN ITALIA
Nel 1955 venne assegnato al convento della Santissima Annunziata di Firenze, ma solo nel 1964 viene reinserito stabilmente in Italia: questo anche per l'interessamento del sindaco Giorgio La Pira, da sempre attento ai temi del dialogo e della pace tanto cari anche a Turoldo, di cui divenne buon amico e stretto collaboratore. Nel 1961 viene trasferito nel convento di Santa Maria delle Grazie, a Udine. Qui iniziò a frequentare il suo corregionale Pier Paolo Pasolini (che, agnostico, nel 1964 realizzerà il Il Vangelo secondo Matteo), grazie alla cui collaborazione realizza il suo unico film, Gli Ultimi (1962). Nel 1964 Turoldo decise di ristrutturare l'antica ex abbazia cluniacense di Sant'Egidio a Fontanella di Sotto il Monte, il paese di origine di papa Giovanni XXIII, scomparso solo l'anno precedente. Fondò e divenne priore di una piccola comunità, "Casa di Emmaus", presso la quale istituì il Centro di studi ecumenici "Giovanni XXIII", che accoglieva persone anche atee e di religione islamica all'insegna di un ecumenismo radicale.L'obbedienza al servizio all'uomo e alla solidarietà si realizzò anche nella sua attività di notista, con delle rubriche fisse su giornali e riviste. Denunciò tutti i soprusi, soprattutto istituzionali ed economici, e si fece voce degli oppressi, anche di quelli più lontani, per la libertà e la giustizia. Nel 1974, in occasione del referendum abrogativo della legge sul divorzio, si schierò per il "no". Di notevole interesse artistico la collaborazione con il compositore e direttore di coro Bepi De Marzi che con il coro polifonico di Vicenza ha realizzato per la Fonit-Cetra di Milano la prima incisione musicale dei Salmi di padre Turoldo e dell'Ismaele. Partecipo' con piccole letture spirituali alla trasmissione radiofonica Ascolta, si fa sera.
LA FINE
Affetto ormai da anni da un tumore al pancreas, dopo un itinerario in vari luoghi di cura, morì all'ospedale "San Pio X" di Milano il 6 febbraio 1992; il 2 febbraio, al termine della messa domenicale, si era congedato dai fedeli con la frase: «la vita non finisce mai!». I suoi funerali videro la partecipazione di oltre tremila persone, gente semplice e intellettuali, che si mescolavano attendendo per ore di arrivare alla sua bara.Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione secondo la quale «La Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a Fontanella di Sotto il Monte, nel cui piccolo cimitero fu sepolto.
RICONOSCIMENTI
Nel 2002 è stato istituito il premio nazionale di poesia alla memoria di David Maria Turoldo, a cura di Gian Mario Lucini (Comune di Sondrio): i vincitori del primo premio delle varie edizioni sono: Fabio Ciofi (2002); Erminia Passannanti (2003); Alfredo Rienzi (2004); Giovanni Nuscis (2005); La Rassegna, sospesa nel 2006, è stata riaperta nel 2007.
OPERE
Canti ultimi. - Milano, Garzanti, 1992. Anche Dio è infelice - Piemme, 1991. O sensi miei ... : (Poesie 1948-1988) - (note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano Erba) Milano, Rizzoli, 1990. Alla porta del bene e del male. - Milano, A. Mondadori, 1978. Siate nella gioia, Milano, Corsia dei Servi, 1968
SAGGI
Diario dell'anima. - (prefazione di Gianfranco Ravasi) Cinisello Balsamo, San Paolo, 2003. Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia. - Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2002. Dialogo tra cielo e terra. - (a cura di Elena Gandolfi Negrini) Casale Monferrato, Piemme, 2000. Ultime poesie: canti ultimi - Mie notti con Qohelet. - Garzanti, 1999. Oltre la foresta delle fedi (a cura di Elena Gandolfi) - Casale Monferrato, Piemme, 1996.
SAGGI SU TUROLDO
Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla scoperta della fede nella poesia di David maria Turoldo, Roma, Edizioni Pro Sanctitate, 2002 Marco Cardinali, La poetica Teologica in David Maria Turoldo, Roma, Pontificia Università Gregoriana, 2002. Diana Faitini, David Maria Turoldo. Ogni parola mi traversa come una spada, Milano, Ancora 2002, ISBN 8851400709 Daniela Saresella, David M. Turoldo, Camillo de Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963), Morcelliana 2008, ISBN 9788837222581 Daniele Santoro, Dimensione mistica in David Maria Turoldo, in "Arabeschi", n. 1, 2006.
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